Se Kipling avesse dato retta a Henry James, oggi non saremmo qui a disquisire sulle sue colpe. Dopo la pubblicazione di Kim, infatti, il grande romanziere americano, naturalizzato inglese, gli aveva consigliato di concentrarsi sulla scrittura di altri libri come quello e di rinunciare a occuparsi di affari di stato. Come sappiamo, però, Kipling si guardò bene dal seguire questo suggerimento, attirandosi la sfortuna, ampiamente meritata, di legare l’opera letteraria alla sua concezione politica, con il risultato di svalutarla agli occhi dei contemporanei e dei posteri. A causa dell’esaltazione dell’Impero, all’apice della floridezza negli anni della sua attività di scrittore, della concezione dogmatica del dovere dei britannici di portare nel mondo la democrazia e la giustizia - il ‘fardello dell’uomo bianco’, secondo l’esortazione del bardo anglosassone contenuta nell’inno da lui indirizzato nel 1899 agli Stati Uniti alla vigilia del loro controllo sulle Filippine - oggi egli è denigrato soprattutto in Inghilterra, dove è considerato un jingo, cioè un nazionalista fanatico. Ma pur senza volerlo assolvere, è sbagliato emettere nei suoi confronti sentenze con il metro di giudizio di oggi. Egli credeva profondamente nella missione morale e civilizzatrice della razza bianca, che riteneva attrezzata, dal punto di vista educativo, scientifico e tecnologico per portare avanti un lavoro di diffusione della civiltà e di realizzazione graduale del progresso dei popoli.
La sua concezione dell’Impero era una combinazione di mito e realtà. Le sue riflessioni e osservazioni erano ispirate al senso di supremazia e di orgoglio per gli obiettivi raggiunti, ma al tempo stesso non nascondevano i punti deboli e le degenerazioni del sistema. Così, nella lirica Gentlemen - Rankers (Soldati Gentiluomini), Kipling espone gli orrori della caduta di alcuni servitori dell’Impero e fa in modo che chi è venuto meno al proprio dovere guardi dentro a se stesso e al proprio abisso di abiezione, mentre nella poesia Arithmetic on the Frontier (Aritmetica sulla Frontiera) egli critica la stupidità e la mancanza di valori di alcuni degli amministratori del British Raj e il loro sistema di assegnazione dei posti a difesa dei confini, che causava spreco di uomini e materiali, nel vano tentativo di difendere frontiere perennemente incerte e instabili. Ma è soprattutto nella guerra anglo boera che egli ha visto svilita dagli uomini e dagli eventi la sua idea dell’Impero. Per questo motivo nei suoi scritti su di essa vi è biasimo e senso di disillusione.
Altri scrittori, di valore letterario inferiore al suo ma altrettanto arrabbiati per cause sbagliate, sono stati meno criticati di lui. Spesso, però, i suoi recensori hanno confessato di aver trascorso da ragazzi giornate appassionate sui suoi libri, a seguire le avventure di Kim, Harvey o Mowgli. Il Kipling letterario, infatti, non coincide con il Kipling politico ed è opportuno tener separato il lavoro artistico dalle sue opinioni personali. Egli è un artista impetuoso, dalla scrittura piena di entusiasmo anche negli anni della maturità. I suoi personaggi sono lontani da ogni ricercatezza di pensiero, colti nella loro semplicità e naturalezza, mentre reagiscono in modo istintivo e immediato agli avvenimenti esterni, senza troppi tormenti o complicazioni psicologiche. La loro essenza latente viene fuori dalla descrizione di una situazione momentanea, senza bisogno di lunghe disquisizioni sulla loro vita interiore.
Le sue storie contengono, come diceva Stevenson, un grande flusso di vitalità. Lo scrittore che lo ha influenzato di più è stato Defoe, dal quale ha preso l’amore per i dettagli e l’uso di una terminologia precisa, che dà più verosimiglianza al racconto. Da Dickens ha preso invece l’atteggiamento di simpatia verso gli umili e l’attitudine a cogliere l’umorismo nelle piccole cose. Per ottenere i suoi effetti letterari Kipling parte sempre da situazioni concrete, quando non da episodi realmente accaduti. Questo ci dice che, in fondo, egli ha sempre conservato qualcosa del giornalista, l’attività attraverso la quale ha maturato le sue risorse artistiche, la capacità di cogliere i conflitti e le crisi presenti nella società e di scrivere, con ironia, cose che commuovono perché vanno dritte al cuore.
Kipling ha scritto questa poesia in occasione dell’occupazione da parte dell’esercito degli Stati Uniti delle Filippine. Il fardello dell’uomo bianco è il peso che grava sulle spalle dell’uomo europeo, a cui spetta il compito di civilizzare le popolazioni arretrate, affrontando pericoli e insidie.
Karl Marx ha scritto che il dominio britannico svolge, ad esempio in India, una funzione modernizzante, che aiuta lo sviluppo di quei popoli. Loda gli inglesi per aver distrutto le arretrate comunità di villaggio...